Faccio quello che mi pare…..IL DONO DELLE REGOLE

Faccio quello che mi pare…..IL DONO DELLE REGOLE

Nella vita di ciascuno di noi ci sono regole, le conosciamo fin dalla nascita: regole a casa, a scuola, al catechismo, all’associazione sportiva…e poi in età adulta a lavoro e in qualsiasi altro posto . Le regole fanno parte della vita ed è fondamentale acquisirle perché forniscono il senso del limite senza il quale non vi sarebbe vita civile né confine tra “me” e il mondo.

Detto questo, le regole sono utili al vivere collettivo, ma per molti rappresentano una limitazione eccessiva, quasi un obbligo fastidioso e pesante, contro il piacere. I bambini la pensano così…non ce lo dicono, ma ce lo dimostrano. Ai bambini non piacciono le regole, a nessuna età.

I bambini detestano le regole in quanto seguono i propri bisogni, quelli di esplorare, toccare, afferrare….. tutto nuovo e sorprendente…. Si parte presto, nell’arco dei 2 anni a sperimentare l’ ambiente, a conoscerlo e  a controllarlo con le proprie azioni. Il bambino adesso sa che è un essere distinto dalla madre, ha acquisito un importante capacità, quella di movimento (cammina da solo eretto) e di manipolazione e adesso si avvia verso l’acquisizione delle prime autonomie (indipendenza). In questo periodo possiamo già notare la fiducia o meno che il bambino ha verso i genitori (base sicura) e la fiducia che nutre verso le proprie capacità. Quest’ultima è dipendente dall’ esperienza che lui stesso fa sul campo. Più scopre cose nuove, più si muove in autonomia, più fa quello che la sua natura comanda, più le sue capacità si affinano e si incrementano. E’ anche vero però che il bambino si trova in un contesto che esige regole e impone divieti e di conseguenza dovrà, attraverso l’ aiuto dei genitori imparare che alcune cose si possono fare ed altre no: non la prenderà bene…..si avvia la socializzazione.

E’ da qui che il tema delle regole comincia: da un bambino che adesso spinto dal voler dare libero sfogo alla propria natura esplorativa trova limiti e regole, che bloccano il suo bisogno di piacere, aumentano la sua tensione, che si trasforma in frustrazione e che poi genera pianto, urla e capricci. Quindi… perché un bambino fa i capricci? E’ la sua forma di comunicazione, già utilizzando il pianto fin da piccolissimo, ha intuito che qualcuno arriva a soddisfare i suoi bisogni….adesso usa i capricci perché vuole tutto e subito, deve soddisfare i suoi bisogni e basta…..se poi i genitori accordano tali modalità, non fanno altro che rinforzare il comportamento…e lui pensa…per ottenere quello che voglio devo piangere, urlare e fare i capricci….

Già da questo momento possiamo ipotizzare se queste manifestazioni “isteriche” saranno sporadiche nel tempo o diverranno costanti e continue. Ciò che fa la differenza è il modello educativo adottato dai genitori, ovvero l’ insieme di atteggiamenti mentali, credenze, modelli ereditati che si trasformano in comportamenti educativi.

Per quanto riguarda le regole, c’è da dire che la famiglia è dagli anni ‘60 sino ad oggi drasticamente mutata nella sua struttura: da famiglia etica si è passati a famiglia affettiva. La prima era caratterizzata da un modello educativo autoritario, dove le regole venivano date e non discusse, la disciplina era rigida, le punizioni non mancavano mai, specie quelle corporali. I ruoli erano ben distinti: vi era un padre energico, dittatoriale, poco incline ai sentimentalismi, freddo e distaccato con una modalità aggressiva ed una madre invece passiva, affettiva, dipendente che soggiaceva alle regole dettate dal capo-famiglia. Vi erano anche inversioni di ruoli, ovvero una moglie mascolina e autoritaria, tendente all’aggressivo ed un padre passivo e dipendente.  Spesso i figli si sposavano giovani per uscire da questa “cappa” di regole, obblighi e divieti verso il miraggio dell ‘ indipendenza e della libertà.

Oggi, a seguito dei notevoli mutamenti socio-culturali, la famiglia si è trasformata da etica ad affettiva. Accade che molte mogli lavorano, come i mariti e che quest’ ultimi rivendichino un ruolo paterno maggiormente affettivo e meno rigido rispetto al passato. In questa famiglia il termine “affettiva”, fa riferimento al clima che vi si respira al suo interno, fatto di cura, protezione dal dolore, tutela dalla sofferenza, dal dare sempre e dal “ci penso io”, non ti preoccupare!….Le regole non sono chiare o coerenti, i no sono pochi e non si pronunciano perché fanno “sentire in colpa ”.

Famiglia etica ed affettiva sono due modelli estremi in chiave “educativa”. La prima fa leva sul controllo e sulla paura come forma di rispetto, mentre la seconda si basa sul l’ansia di non far provare dolore al figlio o sofferenza, sulla dipendenza e sul bisogno, spesso inconsapevole “di farli rimanere piccoli”(dipendenza), così non crescono ed avranno sempre bisogno di noi. Il risultato però è dato da un mucchio di bambini e adolescenti annoiati (perché hanno tutto a disposizione e quando vogliono, basta chiedere), virtualizzati e senza obiettivi o mete da raggiungere,( tanto ci sono i miei che ci pensano….che mi frega??)

Cosa possiamo fare?

Ribadendo quanto detto è indispensabile comprendere che le regole sono fondamentali per vivere, a tutte le età, specie in età infantile. Queste aiutano la strutturazione della personalità del bambino, lo contengono e sostengono. Pensiamo al bambino come ad un fiume: la sua vivacità, del tutto sana e naturale è l’ acqua del fiume….quando è in piena il fiume ha bisogno di argini che lo contengono, altrimenti esonda e travolge tutto. Costruire dei buoni argini non è semplice, occorre pazienza e tempo e qualche protocollo. Già dai  2-3 anni possiamo contenere la furia esplorativa del nostro bambino, quando fa qualcosa di rischioso per se e per gli altri,  con dei secchi “no”, oltre a questo non possiamo fare in quanto il bambino non  comprende che cosa gli chiediamo, che cosa deve fare, e che cosa cerchiamo di ottenere con il nostro intervento. Successivamente, intorno ai 4-5-6 anni rispetta le regole o per compiacere gli adulti o perché sa che se non lo fa vi è una conseguenza spiacevole (regola esterna). Dai 6-8 si rispettano perché è “giusto così”, punizione a parte…(regola interna). A 10 anni le si rispettano perché si può perdere la fiducia degli altri, potrebbero prenderci in giro. La coscienza morale si è formata e strutturata. In adolescenza si rispettano le regole perchè fanno parte del nostro mondo valoriale, al di là della punizione o meno. Detto questo quindi occorre ritornare sul “motore” che permette tutto questo: i genitori ed il loro modello educativo.

Se dai 2 ai tre anni serve molta pazienza, successivamente in rapporto allo sviluppo del bambino ed ai suoi bisogni, occorre che la coppia genitoriale, di comune accordo fissi poche e chiare regole di comportamento per il bambino: a tavola, a letto, la tv, i compiti, il rimettere apposto i giochi, l’apparecchiare, l’aiuto in casa ecc. E’ probabile che i vostri figli non siano contenti di quanto fate in termini di regole, ma vi ringrazieranno in età adulta. Le sculacciate non sono educative…il bambino può imparare a temerci, ad averci in antipatia e a odiarci. Più funzionale togliere privilegi di cui gode abitualmente o esigere il “prezzo di una cosa”, ovvero avvisare che se continuerà nel suo comportamento, gli verrà tolto qualcosa. Ogni volta che promettiamo, manteniamo per coerenza. Ricordiamoci però che le conseguenze devono essere lievi e di media entità, vicine al fatto accaduto e come detto certe.

Se il vostro obiettivo è quello di promuovere l’autonomia, la crescita per gli uomini e le donne di domani, siete sulla buona stada….se invece il vostro obiettivo è quello di mantenere un bambino sotto una “campana di vetro” protettiva e anti-dolore, è probabile che in pre-adolescenza o adolescenza avrà potenziali difficoltà a rapportarsi con gli altri o ad adattarsi alla realtà esterna che non è come casa sua….anzi, più simile ad una giungla. Lo stile genitoriale conta molto, l’autorevolezza e la fermezza educativa sono molto importanti, come anche il non cadere nel gioco perverso che i figli spesso fanno del farci sentire in colpa o facilmente ricattabili.

Non dobbiamo avere paura di loro, ma educarli standogli accanto e osservandoli, non dobbiamo sostituirci a loro. I loro bisogni passano per i no, lasciargli fare tutto ciò che vogliono è sbagliato e diseducativo e fortemente pericoloso per il loro benessere psico-fisico. L’amore e le regole sono la faccia della stessa medaglia chiamata: educazione.

 

Grazie per l’attenzione

 

Dr Giusy Incardona – Psicologa-   cel. 329.9877520-  giusy.incardona@virgilio.it –www.giusyincardona.it

 

ALCUNI PROTOCOLLI CHE PAGANO……..prendete quello che vi serve

 

A TAVOLA

  • Prima di mangiare si lavano le mani
  • Mentre si mangia non si va in bagno e non si fanno rumori con la bocca
  • Non li legge il giornale o si guarda la TV ( da modulare)
  • Si rimane seduti fin ché non si è concluso
  • Nessuno è obbligato a mangiare, ma almeno ad assaggiare….
  • Le telefonate si fanno in altri momenti.
  • NO a sportelli con i “Troiai”- Ovvero merendine, biscotti, di facile accesso per il bambino, che magari mangia subito dopo il pranzo
  • NO a continue sollecitazioni e a cucinare 3-4 cibi solo per lui… che poi nemmeno vi mangia…la fame è un bisogno, è fisiologica….
  • Niente giochi sul tavolo e soprattutto DIGNITA’….se fa i capricci avvisate che il piatto con il cibo verrà tolto, se continua toglietelo.

 

METTERE IN ORDINE

  • Chi ha tirato fuori i giochi poi li mette a posto
  • Chi ha sporcato qualcosa poi pulirà ( non occorre che sia perfetto, anzi, ci basta che lo faccia)
  • La biancheria sporca si mette nell’ apposito cesto….Non ci sono “servi” qui!
  • Il tavolo della colazione si sparecchia insieme

 

LETTO

  • Fissare orario per andare a dormire ( ideale 21:00-21:30)
  • E’ preferibile che si addormenti nel suo letto. Pensate, il lettone fa bene più a me ad al mio bisogno d’ affetto o a lui? Lettone per casi eccezionali, quali febbre…..ECCEZIONE, NO REGOLA.
  • I bambini sono abitudinari, create una routine per l’addormentamento: esempio… Avvisare che si va a letto, bagno, pigiama, bicchiere d’acqua, 1 storia ( non più d’una)…..poltrona accanto a lui, si tiene la mano e si aspetta che si addormenti. Bambino sereno.

 

AIUTO IN CASA

  • Ai bambini piace aiutare in casa, l’ importante è che non siano cose imposte o obbligate, ma frutto di un accordo.Fissate un giorno della settimana in cui farlo. Es. Sabato giorno pulizie
  • 2 anni- spolverare (ovvio, non lo farà bene…ma si sentirà utile …il messaggio è che in casa tutti devono contribuire)
  • 4 anni- innaffiare i fiori
  • 6 anni- mettere vie le bottiglie di blastica e la carta
  • 8 anni- occuparsi della spazzatura
  • 10 anni svuotare la lavastoviglie- apparecchiare la tavola

 

COMPITI

  • Fissare un tempo di inizio e di fine
  • Dire al bambino che lo si aiuterà per uno o due ore (dipende dallo sviluppo) e poi dobbiamo svolger noi i nostri compiti
  • Incentivare l’autonomia, la responsabilità…..non fate voi i compiti per lui , anche se è più comodo….magari fate bella figura con le maestre ma al bambino passa il messaggio che ogni volta che si trova in difficoltà o non vuole fare i compiti perché lo annoiano…..ci siete voi!
  • Controllare diario, materiale
  • Essere flessibile

 

TV E TECNOLOGIA (video-game, Internet, cellulari )

  • Fissare regole chiare su quando, dove e come usarli
  • Massimo 2 ore complessive al giorno
  • Non metterli in camera loro
  • Attenzione specie al Pc ed ai siti visitati- Istallare un filtro
  • Spirito critico e osservazione

 

Alcune regole non vanno discusse, per esempio tutte quelle che proteggono il bambino dai pericoli e che tutelano la sua salute e quella delle persone che gli sono accanto. Esempi

Es. Le regole stradali…quando si attraversa la strada mi dai la mano. STOP! NON SI DISCUTE

Es. In macchina stai con il seggiolino legato. STOP

Es. Puoi essere arrabbiato, ma non rompere o danneggiare le cose. STOP.

 

Bibliografia

 

 

 

 

 

Dr Giusy Incardona – Psicologa-   cel. 329.9877520-  giusy.incardona@virgilio.it –www.giusyincardona.it

 

 

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