LA COPPIA GENITORIALE

 

LA COPPIA GENITORIALE: TRA AMORE, SACRIFICO  E DIFFICOLTA’ COMUNICATIVE

Il rapporto di coppia “viene prima” dei figli in ordine di tempo….. E’ ragionevole ritenere che “prima si è marito e moglie……o compagno e compagna e poi si diventa papà e mamma”. Il tentativo di essere solo genitori (senza desiderare di diventare coppia ) o il ritenere di poter fare a meno del partner è portatore  di squilibri nel rapporto con i figli. Educare i figli è la “cosa più importante che marito e moglie fanno insieme” poiché la dedizione alla loro crescita costituisce per molti anni il compito principale della coppia genitoriale. Il modo di “fare coppia” prolunga i suoi effetti nell’ambito dell’educazione dei figli, poiché i problemi educativi sono tendenzialmente affrontati in base alle medesime clausole e con lo stesso stile con cui funziona il rapporto di coppia. La presenza dei figli rende semplicemente più visibile ciò che nella coppia può rimanere implicito o avere effetti di scarsa importanza. Essi rappresentano un potente acceleratore dei processi che già caratterizzano il rapporto di coppia, e portano alle estreme conseguenze le contraddizioni presenti in esso, rendendo chiaro, ad esempio, l’importanza e la stima che si attribuisce al partner.  Ad esempio, la tendenza del marito a scaricare tutti i problemi sulla moglie sarà inevitabilmente presente anche nel campo dell’educazione dei figli e rappresenterà un motivo di risentimento e di amarezza del coniuge che si vedrà lasciato solo nelle responsabilità educative (il problema viene più chiaramente evidenziato) , fino a “non poterne più” ed essere stressata per la mole degli impegni (accentuazione della conseguenze) fino al punto di rimettere in discussione l’atteggiamento troppo comodo e poco responsabilizzato del partner (crisi). La presenza dei figli rende tutto più “serio” : i limiti e gli errori di entrambi ricadono sui figli e ciò porta ad approfondire in termini più stringenti e realistici il rapporto fra marito e moglie.  C’è in gioco, infatti il bene di chi maggiormente sta a cuore ad entrambi e questo rende urgente e necessario che il rapporto di coppia “funzioni” adeguatamente. Il desiderio di educare bene i figli costituisce anche una grande occasione per far maturare il rapporto di coppia ed eventualmente riparare gli aspetti deboli o immaturi presenti in esso. Anche in questo caso, se la “moglie abituata ad arrangiarsi ” lascia che il marito “pensi solo a se stesso” rimanendo ai margini della famiglia, svuoterà se stessa di ogni energia e lascerà il partner vittima delle sue tendenze egoistiche ed immature. Il “prezzo segreto” di tale dedizione sarà l’appagamento per la considerazione e l’attaccamento affettivo dei figli, che essendo maggiormente legati a lei la faranno sentire più importante , migliore del coniuge . Il danno educativo per i figli consisterà nell’essere troppo attaccati ad un solo genitore, nella probabile tendenza ad approfittare della sua disponibilità, ma “perderanno” il rapporto con il padre. Un disequilibrio della dinamica di coppia “diffonde” i suoi effetti nell’educazione dei figli, che risentirà necessariamente del “modo di stare insieme” di mamma e papà. La presenza dei figli ed il dovere di crescerli bene rappresenta un test di verifica del proprio amore nei confronti del partner, mette a nudo implacabilmente i limiti e le debolezze della propria incapacità di volere il suo bene  e nello stesso tempo fornisce una grande occasione per consolidare il rapporto , ripararne i guasti e divenire più capaci di lasciarsi amare dal partner ed amarlo autenticamente. Come si fa?…….. La riuscita della collaborazione è data dall’intreccio delle caratteristiche di entrambi i partner e dalle regole che stabiliscono per “far stare insieme” le loro diversità. La riuscita e la piacevolezza di un valzer dipende dalla capacità di intesa di entrambi i danzatori. Entrambi i genitori, infatti,  sono responsabili di come affrontano le difficoltà che inevitabilmente insorgono a causa delle diversità di mentalità, dei limiti e delle immaturità proprie e del coniuge. Lo stile educativo di ogni famiglia si definisce e si consolida con l’apporto di entrambi i genitori , tramite i reciproci interventi di sostegno, le critiche , ma anche attraverso i silenzi interessati , il far finta di non vedere , il lasciar fare, il non assumere a tempo debito le difese del partner di fronte ai figli. Tutti questi comportamenti formano un intreccio di complicità e di responsabilità che contribuiscono a formare o a rendere difficile la sintonia educativa. Quando i due genitori non vanno d’accordo e non riescono a vedere allo stesso modo l’educazione dei figli “le colpe non sono mai da una parte sola…….. Nella coppia si è dunque responsabili anche del partner nella misura in cui è inevitabile prendere posizione di fronte ai suoi errori educativi ed ai suoi limiti. Non è dunque realistico né giusto utilizzare la debolezza o gli aspetti difficili del carattere dell’altro per sentirsi senza alcuna responsabilità dei danni educativi che il partner può causare ai figli; lo stesso atteggiamento sbagliato fronteggiato da un partner diverso , può avere un’evoluzione e delle conseguenze impreviste. La “combinazione” dei caratteri dei coniugi è unica e irripetibile e crea equilibri diversi in ogni coppia; diverso è infatti il modo di “stare insieme” dei limiti e dei reciproci punti di forza delle rispettive personalità che, combinandosi in forme diverse , producono intrecci , “storie” e conseguenze educative uniche. Le diverse personalità dei partner , intrecciandosi , danno origine a equilibri che progressivamente si consolidano e si stabilizzano in modalità tipiche di funzionamento; ogni coppia crea un caratteristico stile di collaborazione che rappresenta il tentativo di “mettere insieme” il carattere di entrambi , la rispettiva visione della famiglia e dell’educazione dei figli . In concreto che fare?

Il coniuge che si rende conto del danno educativo che il partner infligge ai figli o della sofferenza causata dai suoi comportamenti si trova nella condizione difficile di “far capire” all’altro ciò che egli non desidera sentirsi dire. Spesso il coniuge si rifiuta di capire le osservazioni critiche , o non ne accetta le richieste perché troppo costose in termini psicologici , comportando delle rinunce che non vuole fare. Atteggiamenti di ostinazione, di chiusura e di svalorizzazione dell’altro conducono a rendere invivibile il rapporto di coppia e a distruggere dalle fondamenta la collaborazione educativa. La necessità della lotta ed anche del conflitto aperto si crea quando il dialogo di coppia sull’educazione dei figli è boicottato da un atteggiamento di irragionevole e costante chiusura da parte del partner. E’ straziante rendersi conto che il partner non vuole accettare la realtà ed è disposto a “passare sopra” al bene dei figli per raggiungere i suoi scopi, appagare i suoi bisogni o sfuggire alle sue paure, constatando che proprio i figli pagano amaramente la sua incapacità di amare . Spesso è proprio l’amore per i figli e per il loro bene educativo la ragione di incomprensioni affrontate con dignità, di coraggiose prese di posizione che comportano per lungo tempo la sopportazione dell’ostilità del coniuge , delle sue ripicche , umiliazioni e rifiuti. Il coniuge che agisce coraggiosamente non lasciandosi intimidire né intimorire dalle conseguenze negative delle sue prese di posizione , né ricattare emotivamente dal coniuge che non vuole capire ragione , sviluppa a tappe forzate, costretto dalle circostanze, una crescita umana inimmaginabile , raggiungendo spesso una “capacità di amare” disposta a pagare serenamente prezzi molto alti per limitare i danni educativi ai figli e restare contemporaneamente fedele alla promessa di amore data al coniuge. Il coniuge che affronta con il giusto atteggiamento le debolezze del partner non è disposto a subire (dice con chiarezza ciò che va detto) non giustifica l’altro né fa sconti sulla verità (non lo scusa) e nello stesso tempo non cerca di polemizzare per cercare di avere ragione a tutti i costi ; accetta che l’altro non voglia capire senza perdere la fiducia nella sua capacità di ammettere l’errore e di “fare cosa giusta” (ha un atteggiamento di pazienza) . Il confronto, anche se duro, si svolge senza asprezza e mantenendo la serenità, avendo già rinunciato a ciò che l’altro pretende: a veder riconosciuta la propria ragione ed avendo già interiormente accettato di pagare il prezzo inevitabile dell’incomprensione. Questo atteggiamento di forza psicologica si sviluppa progressivamente e non senza superare molti aspetti psicologici egocentrici , ma rende maggiormente liberi di fare opposizione senza essere interiormente indeboliti dai sensi di colpa , sentirsi schiacciati dalle avversità , e senza dover ricorrere a sleali ritorsioni nei confronti del partner . Il dolore dell’incomprensione, se realmente accettato e vissuto con coraggio, non porta a “cedere” e ad assumere atteggiamenti arrendevoli ma costringe a “diventare più grandi” dell’altro, abbandonando gli aspetti della personalità che contribuiscono ad alimentare il risentimento e a non vivere serenamente la difficoltà (aspetti egocentrici che si manifestano con atteggiamenti vendicativi, di colpevolizzazione dell’altro , ricerca cavillosa di scuse,  testardaggine nel non voler ammettere le proprie responsabilità , pretese che l’altro assecondi i nostri desideri, ritorsioni dettate dall’orgoglio ferito). Abbandonando i propri aspetti immaturi , si percepisce di lottare contro l’errore del partner , non contro di lui, sorretti dalla certezza anche emotiva di lottare anche per lui , per la sua realizzazione personale ed il suo bene oggettivo. Per diventare capaci di agire in modo “disinteressato” è necessario non avere più nessun aspetto “egoistico” da difendere, e presuppone l’aver conquistato la libertà psicologica (assai difficile, ma possibile) di agire per amore di verità, mossi dal desiderio di giustizia e nell’interesse reale di tutti, anche del coniuge che non capisce ragione. La correzione del partner deve tener anche conto delle sue difese che in lui “scattano automaticamente” e che precludono la sua capacità di valutare con realismo la situazione. Se un marito ad esempio è dipendente dalla sua famiglia d’origine ed i suoi orientamenti educativi sono fotocopiati dal pensiero della madre, poco vale metterlo di fronte apertamente e senza mezzi termini alla realtà della sua dipendenza emotiva. La verità , sbattuta in faccia come uno straccio bagnato può far male , rischierà di essere rifiutata , ed anzi fornirà un ottimo alibi per dipingere la moglie come colei che lo vuole ” mettere contro” la madre. I comportamenti educativi del marito vanno piuttosto contestati nel merito , con osservazioni efficaci e convincenti nel mostrarne le contraddizioni e l’inopportunità, mostrandosi all’altezza del confronto con le sue tesi educative. Non è certamente a colpi di “accuse psicologiche” che si può cambiare l’altro, ma cercando di fare appello alla sua ragionevolezza , allargando progressivamente la sua capacità di vedere ed accettare la realtà quale essa è, per quanto  gli è possibile. Una simile opposizione costruttiva ma decisa ai limiti del partner presuppone la necessità di essere persone mature ed equilibrate , di diventare più sicuri di sé , aprendo gli occhi e dando fiducia alle proprie intuizioni portandole fino a considerazioni ” cui non si era mai pensato ” , sapendole sostenere con ragionevolezza e realismo. È necessario riconoscere ed accettare “l’intelligenza” del proprio intuito , fidarsi del proprio modo di capire le cose , per scoprire efficaci argomentazioni di contrasto con cui, come si dice , “far ragionare” l’altro. La libertà affettiva potenzia anche le facoltà intellettive, mette in grado di fare dei ragionamenti acuti e realistici, dotati di senso e di intelligenza, “…che non possono non lasciare qualche traccia nel coniuge”. Se la capacità di opporsi non è diretta al giusto destinatario, agìta coraggiosamente perché sostenuta dal valore dell’amore per lui e portata avanti con pazienza e sopportazione della solitudine e dell’incomprensione , tende a creare una dinamica famigliare per cui il genitore incompreso o umiliato cerca appoggio emotivo ai figli chiedendo loro conferma e sostegno alle sue posizioni. Sentendosi capito almeno da loro, creerà una segreta alleanza “contro” l’altro genitore con conseguenze che potrebbero esacerbare ulteriormente le difficoltà della coppia. Le due fedeltà (al bene dei figli ed al bene del coniuge) convergono sempre nell’indicare la necessità e la ragionevolezza della franchezza e del coraggio nell’affrontare i limiti del coniuge . Queste posizioni , anche se incomprese, realizzano realmente il bene di tutti i membri della famiglia, anche del partner che non vuole capire e reagisce con aggressività e ritorsioni.

 

Cosa è importante nella coppia, specie in quella genitoriale?

-DIALOGO- SCAMBIO COMUNICATIVO……………….INVECE: Marito o moglie che si “tengono dentro tutto”

-RICONOSCERE LA RABBIA…………….INVECE: Marito o Moglie che non si arrabbia mai……..o che teme la rabbia. In caso di litigio, va via o subisce passivamente.

-PERCEPIRSI UMANI E SAPER CHIEDERE AIUTO AL PARTNER ……………INVECE: Super-man e Wonder-Woman

– ATTENZIONE ALLA POSSESSIVITA’ VERSO IL PARTNER E I FIGLI

– ATTENZIONE ALL’AMICIZIA VERSO IL PARTNER E I FIGLI

– IMPORTANZA DEI PROPRI BISOGNI E DELLA PROPRIA AUTOSTIMA …………………..INVECE Partner sottomessi e dipendenti

-LIMITARE L’INTRUSIVITA’ DEI SUOCERI E CONSUOCERI

-COLTIVARE IL SENSO SELL’IRONIA

-AVERE ALMENO UNO O DUE AMICI FIDATI

-TRE IMPORTANTI VERBI……….SAPER ASPETTARE, RINUNCIARE E SACRIFICARSI.

 

 

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