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ANORESSIA…COS’E’?

Il termine anoressia si riferisce a situazioni di restrizione alimentare volontaria che portano a mantenere cronicamente il peso corporeo a valori di oltre il 15% inferiori rispetto a quelli ritenuti normali per una persona di una determinata età e di una data altezza. Nonostante il dimagrimento, anche considerevole, chi soffre di anoressia è costantemente preoccupato per il proprio peso e aspetto corporeo e non riesce ad accettare di ingrassare anche di pochi chili. Se non diagnosticata e curata per tempo, la malattia può portare a stati di malnutrizione così estremi da risultare pericolosi per la vita e da richiedere il ricovero ospedaliero con alimentazione forzata.

QUANDO COMPARE?
Nella maggioranza dei casi l’anoressia insorge nell’adolescenza, ma il disturbo può presentarsi anche più precocemente (già nell’infanzia) oppure dopo i 40 anni. A esserne interessate sono soprattutto ragazze e giovani donne, ma negli ultimi anni, la diffusione della malattia è in aumento anche tra i ragazzi (rapporto maschi : femmine = 1 : 10).

SINTOMI E DIAGNOSI
I primi campanelli d’allarme comprendono lo sviluppo di una preoccupazione francamente eccessiva per il peso corporeo (anche in soggetti già magri o in modestissimo sovrappeso) e la conseguente limitazione dell’assunzione di cibo per cercare di dimagrire “soltanto di qualche chilo”. La preoccupazione e l’ansia riguardo al peso e alla dieta da seguire per tenerlo sotto controllo aumentano progressivamente, anche se di fatto i chili persi sono ormai molti e si è vicini al deperimento. Il rifiuto di ascoltare le raccomandazioni e i consigli di genitori e amici riguardo alla necessità di nutrirsi in modo adeguato e la negazione del disturbo sono due fenomeni tipici della fase iniziale della malattia.
Altre alterazioni caratteristiche sul piano fisico e metabolico comprendono: la scomparsa delle mestruazioni (amenorrea), l’aumento della peluria (lanugine diffusa), la riduzione del desiderio sessuale, l’intolleranza al freddo, la comparsa di gonfiori, la pressione bassa e la diminuzione dell’attività della tiroide. Nei casi gravi di anoressia praticamente ogni organo e apparato soffre a causa degli squilibri imposti dalla denutrizione, ma l’aspetto più preoccupante riguarda l’alterazione del bilancio idroelettrolitico: in particolare, sul fronte della disidratazione e della diminuzione dei livelli di potassio, che può determinare irregolarità del ritmo cardiaco potenzialmente letali (morte improvvisa per aritmie ventricolari).

Il persistente stato di denutrizione, inoltre, con il tempo altera la capacità dell’intestino di assorbire i nutrienti, innescando un circolo negativo che peggiora il deperimento e che può essere ulteriormente aggravato dalla perdita di proteine attraverso i reni (proteinuria). Il ridotto apporto di calcio e vitamina D, associato alle alterazioni ormonali e dell’acidità del sangue, espongono invece a un significativo aumento del rischio di impoverimento osseo e osteoporosi precoce.

Un aspetto importante da sottolineare è che l’anoressia non comporta una reale perdita dell’appetito. Al contrario, i pazienti continuano a percepire lo stimolo della fame e sono ossessionati dal pensiero del cibo. Rimuginano a lungo su alimenti ammessi e proibiti, diete e calorie; accumulano, nascondono e gettano il cibo nella spazzatura; collezionano ricette; preparano pasti elaborati e abbondanti per altre persone, senza assaggiare nulla, soprattutto in presenza di altri. In genere, mentono sui propri comportamenti legati al cibo. Circa la metà delle persone che soffrono di anoressia sperimenta abbuffate periodiche, seguite dall’eliminazione del cibo ingerito con il vomito autoindotto, dall’uso di lassativi e diuretici o dalla pratica di un’attività fisica molto intensa per smaltire le calorie introdotte.

Il deperimento fisico, unito alla ridotta qualità di vita e alle difficoltà relazionali, può favorire lo sviluppo di stati depressivi clinicamente rilevanti, irritabilità, insonnia e ritiro sociale. Nelle forme di anoressia caratterizzate da abbuffate e condotte di eliminazione può essere presente una maggior tendenza all’abuso di alcol e sostanze.

COSA FACCIAMO?
Intervento Psicologico e Farmacologico
-Difficile per resistenze
– Intervento multi-professionale ( psicologa, psichiatra, dietista, educatrice) basato su due momenti:

  • la prima fase si basa su interventi di tipo propriamente medico ed è tesa a ristabilire un peso corporeo accettabile (il che non significa “normale”, ma sufficiente a rendere possibili le terapie successive);
  • la seconda fase prevede un supporto psicologico, orientato a far acquisire al paziente la consapevolezza del problema, aiutarlo a elaborarlo e a individuare un nuovo modo di rapportarsi con se stesso e con il cibo nella vita quotidiana.

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