BULIMIA…COS’E’?
La bulimia si caratterizza per la presenza di abbuffate seguite da pratiche di compensazione per eliminare l’eccesso di calorie introdotto (vomito autoindotto, uso di lassativi, attività fisica esasperata). Ciò può portare a un marcato dimagrimento in soggetti inizialmente in sovrappeso o normopeso, oppure non avere un significativo impatto sull’aspetto fisico globale. Anche quando il peso corporeo viene mantenuto entro limiti di normalità, la situazione clinica generale è critica e rischiosa per la salute.
Come l’anoressia, la bulimia interessa principalmente donne giovani (rapporto uomini : donne = 1 : 10), che esprimono il proprio disagio psicologico nella forma di una costante ed eccessiva preoccupazione per l’aspetto e il peso corporeo e un alterato rapporto con il cibo.
SINTOMI E DIAGNOSI
Purtroppo, riconoscere la bulimia in fase iniziale non è semplice, soprattutto quando il disturbo non comporta variazioni di peso significative e interessa persone adulte che gestiscono autonomamente la propria alimentazione. A insospettire familiari e amici devono essere atteggiamenti come:
- eccessiva attenzione al cibo e al peso corporeo;
- sviluppo di profondi sensi di colpa dopo un pasto abbondante;
- alternanza di eccessi alimentari e periodi di digiuno o di notevole restrizione calorica;
- sostanziale aumento del livello di attività fisica;
- uso ripetuto di lassativi o diuretici;
- permanenza in bagno più o meno prolungata subito dopo aver mangiato (o durante il pasto);
- dimagrimento o mantenimento di un peso corporeo stabile nonostante pasti ipercalorici ripetuti;
- esaurimento insolitamente rapido delle scorte alimentari domestiche.
Così come il vomito compensatorio autoindotto, di norma, le abbuffate sono effettuate in segreto e comportano l’ingestione di grandi quantità di cibo (spesso dolci o alimenti ipercalorici) in un periodo di tempo relativamente breve e a prescindere da una reale sensazione di fame; si ripetono periodicamente (anche diverse volte al giorno); sono associate alla sensazione di perdita di controllo sull’assunzione di cibo (impossibilità di smettere di mangiare); spesso sono innescate da stress psicosociali, pensieri o emozioni negativi, noia. L’abbuffata ha un effetto temporaneamente calmante sul disagio psicologico che la innesca, ma di breve durata; subito dopo, subentrano pensieri negativi, umore depresso, riduzione dell’autostima e senso di frustrazione per l’incapacità di controllare il rapporto con il cibo.
Secondo i criteri ufficiali per emettere una diagnosi di bulimia è sufficiente un episodio di abbuffata e condotte compensatorie alla settimana (in media) per almeno tre mesi, ma anche in presenza di comportamenti meno sistematici il medico può stabilire se si è di fronte a una condizione patologica meritevole di trattamento in relazione alle caratteristiche complessive del paziente (per esempio, un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione senza specificazione).
Se non trattata, con il tempo, la bulimia può comportare alterazioni a livello dell’apparato gastrointestinale, causare patologie cardiache (in particolare, aritmie e cardiomiopatie) e rovinare i denti in modo irreparabile a causa dell’erosione acida dello smalto dovuta al vomito.
COSA FACCIAMO?
Intervento Psicologico e Farmacologico
– Intervento multi-professionale ( psicologa, psichiatra, dietista, educatrice) basato su due momenti:
- la prima fase si basa su interventi di regolazione del cibo (tempi e modi)
- la seconda si basa su un percorso medio-lungo di supporto psicoterapeutico che potrebbe toccare:
1. rapporto con il cibo ed il proprio corpo
2. espressione delle emozioni e contenimento
3. costruzione di senso della propria realtà